Cos’hanno in comune i nostri vini, le eccellenze piemontesi targate Slow Food e le “eroiche” colline del Prosecco Conegliano-Valdobbiadene, da poco nominate Patrimonio dell’Umanità UNESCO?
Per scoprirlo, il 12 ottobre Piemonte – rappresentato dalle nostre migliori etichette – e Veneto si sono uniti in una serata all’insegna della cultura eno-gastronomica e della convivialità nella splendida cornice del Ristorante da Andreetta, situato a Rolle di Cison di Valmarino tra le ripide pendenze delle colline di Valdobbiadene, dove il “padrone di casa” Alberto ci ha accolto in una delle “rive” più suggestive delle terre del Prosecco.
A tenere per mano le due regioni ci ha pensato Slow Food Alta Marca Trevigiana, che ha portato in tavola le maggiori eccellenze gastronomiche piemontesi – ben 12 Presidi, un record – cucinate con maestria dall’inarrivabile cuoca Annamaria, abbinandole ai nostri vini, scelti con cura per far esprimere al meglio sapori e profumi del territorio piemontese.
Il risultato è stato irresistibile.
Il nostro Chardonnay ha fatto da cavaliere al riso gigante di Vercelli al Castelmagno d’Alpeggio e ai tajarin all’uovo con funghi porcini. Il cappone di Morozzo, servito con il cardo gobbo di Nizza Monferrato e con un fagiolo Borlotto piemontese, si è sposato perfettamente con la nostra Barbera d’Asti Superiore DOCG. Per il Nizza DOCG è stato invece proposto un abbinamento che replicheremo sicuramente in futuro: tre formaggi straordinari come la robiola di Roccaverano, il Raschera e, naturalmente, il Castelmagno d’Alpeggio. Per chiudere, il nostro Moscato d’Asti DOCG ha deliziato i palati assieme alle paste di meliga del Monregalese, il tutto accompagnato da un gustosissimo zabaione preparato con maestria dalla cuoca.
Gli insegnamenti che ci portiamo a casa da questo “gemellaggio” tra due preziosi territori UNESCO e dal legame con Slow Food – oltre ai gustosi abbinamenti – sono due: prima di tutto, il vino può essere uno straordinario collettore tra identità, tradizioni e comunità diverse, che faccia da traino per collaborazioni virtuose per generare uno sviluppo sostenibile e condiviso. Inoltre, ci ha ricordato che il vino non è un oggetto da esibire e possedere, ma anzi è un prodotto sociale nato per unire, condividere e gustare insieme.
Il vino, come la serata passata con gli amici di Slow Food, è il modo più straordinario per celebrare uno dei valori fondamentali della vita: l’amicizia.
A conclusione della serata, abbiamo chiesto a Renato Grando, docente Slow Food di Storia della Gastronomia e promotore dell’iniziativa, di raccontarci lo spirito con cui è nato questo momento conviviale: “Abbiamo voluto creare questi momenti di incontro, di convivialità per far conoscere alle persone lo straordinario patrimonio eno-gastronomico delle cucine regionali italiane, capaci di proporre un’enorme varietà unica al mondo, e lo facciamo mettendo in relazione dei prodotti con diversi modi di prepararli. Grazie a queste serate il cibo assume un valore sociale, in quanto ci scambiamo tradizioni e conoscenze utili per il nostro patrimonio culturale” – afferma Renato.
“Da Andreetta i prodotti tipici del Nord Ovest hanno incontrato la mano sapiente del cuoco del Nord Est, in questo caso la fenomenale signora Annamaria, che a volte ha interpretato i piatti secondo il proprio stile: è il caso del Cappone di Morozzo, da cui nacque l’idea del primo Presidio Slow Food, preparato “in tecia” come vuole la tradizione veneta. Altri elementi di continuità si sono trovati ad esempio nel dolce, le paste di Meliga, che in piemontese significa mais e che quindi trovano la loro controparte nei “zaeti” (dal veneto “giallino”, colore del mais) veneziani. O ancora i grandi formaggi capitanati dal Castelmagno accompagnati dalle mostarde della veneta Lazzaris.”
E con i vini come è andata? “I vini del Botolo sono stati una piacevolissima sorpresa per tutti i presenti, che hanno apprezzato all’unanimità tutte le etichette presenti, dallo Chardonnay alla Barbera fino al Nizza e al Moscato. Il Botolo è una bellissima realtà relativamente giovane della zona per eccellenza vocata alla Barbera, ovverosia Nizza Monferrato, che ha fatto della ricerca della qualità e della cura dei particolari la sua carta vincente.” – prosegue Renato. “La produzione limitata è infatti indice di attenzione particolare verso il lavoro in vigna e in cantina. La Barbera, che nel Piemonte rimane a torto schiacciata dai giganti della regione, esprime qui le sue impareggiabili qualità: un bere meraviglioso che, lasciatemi dire, spesso preferisco rispetto a Barolo e Barbaresco per la sua impareggiabile morbidezza e piacevolezza. Insomma, il Botolo è stato promosso a pieni voti!”
Un giudizio sulla serata? “Tutto è andato in modo perfetto, come non sempre accade. Tutti sono rimasti entusiasti e i vini del Botolo sono stati una delle sorprese più gradite. Sono sicuro che avremo presto modo di lavorare – e divertirci – ancora insieme!”
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